Gestalt – Il Modello Esperienziale

 

Un modello teorico centrato sull’esperienza

Il modello teorico della Gestalt Esperienziale osserva la relazione che avviene al confine di contatto, all’interno di un campo fenomenico, palcoscenico dell’individualità che emerge. L’esperienza che costantemente sperimentiamo con i nostri organi di senso definiscono la nostra architettura evolutiva attraverso un costante cambiamento che facilita l’autoregolazione organismica e un sano adattamento all’ambiente. Possiamo definire il confine di contatto, una rappresentazione virtuale dell’incontro tra la dimensione corporea dell’individuo e l’ambiente. Un incontro generativo che dà impulso all’esperienza vissuta ed incarnata. Al confine di contatto nasce la spinta che sostiene lo sviluppo della nostra identità.

 

Un modello teorico sulla comunicazione e relazione

Se ogni vita merita un romanzo la comunicazione ne è la protagonista capace di raccontare e di certificare al mondo la nostra dimensione esistenziale.

Nel nostro paradigma teorico la comunicazione rappresenta la capacità di saper mettere in comune con l’altro il nostro sentire e la nostra dimensione intima. Questo genera incontro, legame ed appartenenza. La comunicazione è un ponte che unisce e fa evolvere la dimensione individuale, la relazione e la dimensione co-costruita del noi. Un collante straordinario in grado di far coesistere le singole soggettività insieme alla dimensione dell’intersoggettività grazie alla quale inseguito si svilupperà la fiducia nell’altro, il legame e l’amore.

 

Una visione sullo sviluppo dell’identità e della personalità

L’identità è una funzione dinamica tra figura e sfondo che emerge nella relazione con il campo fenomenologico. Un costante rispecchiamento che ricerchiamo nella relazione con gli altri.

La personalità, risponde alla domanda “Come sono io insieme a te?” e si riferisce alle modalità con cui l’identità si dispiega nella relazione attraverso l’espressione dei valori e della consapevolezza assimilata.

 

Un metodo per lo sviluppo della progettualità

Come esperti della relazione abbiamo iniziato a sviluppare una griglia di lavoro che possa essere di sostegno allo sviluppo della progettualità. Una griglia di lavoro che segua una metodologia specifica tesa a sostenere l’individuo nella sua intenzionalità creativa e progettuale. Il ciclo della progettualità è un processo che definisce il modo in cui desideriamo rappresentarci nel mondo e fa emergere chiaramente i significati profondi legati all’evoluzione personale. La progettualità non va confusa con il processo che si attiva nella soddisfazione dei bisogni. Il ciclo della progettualità sostiene l’individuo verso la costruzione di una identità capace di esprimere se stessi in base ad aspirazioni, sogni, desideri e valori.

La progettualità è una co-costruzione del proprio sé e della propria storia attraverso l’incontro, l’esplorazione e la ricerca di ciò che dà senso alla vita e riflette tutta la nostra unicità nel mondo. Un’identità consapevole è sempre orientata alla progettualità come spinta verso la soddisfazione dei propri bisogni di crescita, di esplorazione del mondo e di auto-affermazione. La progettualità è un riconoscimento consapevole di se stessi che si esprime durante il ciclo vitale e assume un ruolo importante nella ricerca dei significati della propria esistenza che orientano la crescita e il cambiamento.

 

Un modello teorico ed esperienziale sulla sofferenza

La sofferenza è un linguaggio profondo dell’esistenza che si attiva quando il processo di crescita e di cambiamento s’interrompe. Secondo il nostro modello teorico la sofferenza si trasforma in angoscia quando esprime un’interruzione della funzione di scambio relazionale al confine di contatto. Nella relazione di aiuto lavoriamo affinché il cliente possa raggiungere questa consapevolezza e lo sosteniamo attivamente nel processo di ricomposizione della relazionale con l’ambiente, facendo emergere chiaramente i bisogni non espressi, le paure soffocate e i desideri celati.

 

Un modello di relazione di aiuto fondato sull’incontro e l’accoglienza

Il nostro assioma sull’accoglienza nel setting è: “tu per me vai bene cosi come sei” ovvero, sono capace di accogliere la tua dimensione esistenziale. Questo permette l’incontro autentico, la nascita di processo comunicativo sano che porterà gradualmente ad una relazione consapevole.

L’accoglienza è una dimensione indispensabile per costruire l’incontro, generare intimità, definire l’appartenenza, sostenere il processo di cura e di cambiamento al fine di poter dare asilo agli aspetti di sé che sono stati alienati o relegati nello sfondo.

Attraverso il riconoscimento permetto che l’altro emerga all’interno del campo fenomenico. Nel nostro metodo, il focus non è la malattia, il disagio o il problema ma l’incontro e la relazione capace di rimodulare i vissuti legati alla sofferenza. L’esperto che formiamo è allenato a sostenere le persone a ricomporre il processo relazionale. Il setting inizia con la dimensione dell’incontro e dell’accoglienza che aiuteranno il cliente a ricomporre il processo relazionale interrotto. La relazione di aiuto finisce quando il processo relazionale diventa consapevole e riprende a fluire.

 

Un modello sulla co – costruzione della relazione

Il nostro modello teorico sulla relazione affettiva si fonda sui processi di autoregolazione dell’organismo e sulla funzione del confine di contatto che modula l’esperienza.

I nostri riferimenti teorici provengono dagli studi dell’Infant Research di Daniel Stern in merito alla definizione del concetto di funzione affettiva e dagli studi di Eduard Tronik rispetto alla regolazione emotiva. Un altro contributo importante deriva dalla Psicologia dellIntersoggettività che riconosce nell’uomo una naturale propensione all’apertura e all’accoglienza. Un ulteriore contributo proviene dagli studi dalle neuroscienze di Rizzolatti e Gallese in merito alla funzione dei neuroni specchio nel processo di identificazione e nell’attivazione del processo empatico.

Tali studi ci hanno permesso di individuare tre processi esperienziali di base che caratterizzano le relazioni affettive e sono sempre presenti nello sviluppo evolutivo della relazione di coppia. Tali dimensioni sono:

Apertura all’incontro

Desiderio a condividere

Identità – Chi sono io con te

Queste tre dimensioni esperienziali assumono valore un valore importante nella costruzione dello spazio della relazionale, del “TRA”, poiché fanno emergere dallo sfondo la dimensione del Noi, il sentimento dell’appartenenza e dell’intimità. Sono proprio queste dimensioni che emergono dallo sfondo della relazione che nel tempo faranno nascere il vissuto d’amore e il legame verso l’altro. Lungo questo processo nasce l’identità affettiva come frutto di uno scambio costante che avviene nella relazione. La coesistenza armonica della dimensione individuale e di coppia costituisce il ritmo di appartenenza/individualizzazione e di contatto/ritiro.

 

Un modello sull’identità affettiva familiare

L’identità genitoriale inizia ad emergere quando nella coppia si definisce e si consolida la dimensione del noi. Tale dimensione, dal nostro punto di vista, rende matura la coppia facendo emergere il desiderio di co-creare ed espandere i propri confini e le proprie identità. Un cambiamento identitario che incide sui ruoli di madre e di padre in quanto la coppia si trasforma in triade ed acquisisce l’identità della famiglia.

Quando la coppia mette al mondo un figlio, il figlio mette al mondo l’identità dei genitori. Tale assunto per noi assume una grande importanza in quanto sposta l’asse della visione dell’identità. L’identità genitoriale si sviluppa nella relazione con il figlio che farà emergere una nuova gamma di comportamenti, di sensibilità e di modalità di contatto che definiranno costantemente l’identità del genitore lungo tutto l’arco del ciclo vitale familiare.

 

Un modello centrato sulla responsabilità

Nel nostro metodo le persone vengono incoraggiate a raggiungere i propri obiettivi di crescita e di cambiamento attraverso azioni responsabili che favoriscono la piena espressività di se stessi. Tutto ciò richiede un costante allenamento all’apertura, all’ascolto e all’inclusività dell’altro nelle proprie esperienze.